Insolite Note

Pesci Di Ippaso
6 min readOct 26, 2020

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Quando la radio non ti sa offrire più buona musica e Spotify ti offre troppa pubblicità, dove cerchi le novità? Ovviamente molti preferiscono gli strumenti suonati con metodo (anche se a volte discutibile) dai musicisti, magari che hanno frequentato il conservatorio o un social network, in maniera più o meno diretta. C’è però chi si annoia della solita musica e decide di lasciare le cose al caso.

Il suono non è l’unico tipo di oscillazione che conosciamo. A dire il vero l’intero cosmo è in costante vibrazione: dalle oscillazioni più ampie alle più impercettibili, ad altissima e bassissima frequenza, dalle oscillazioni meccaniche a quelle elettromagnetiche. Perciò con i dovuti accorgimenti, si può tradurre in suono tutto quello che si può rappresentare con un grafico come questo:

È il caso del suono di due buchi neri che collidono, o delle sezioni di tronchi d’albero che vengono direttamente suonate come dischi di vinile. Il suono che esce in questo caso solitamente è ben lungi dal potersi considerare piacevole.

Non sapete suonare nessuno strumento tradizionale e siete troppo introversi per diventare DJ? Niente paura! Come avrete ormai notato non siete certo soli, ed altri hanno sviluppato nel tempo metodi estremamente creativi, oltre che complessi, per creare musica a partire anche da cose che sembrerebbero NON C’ENTRARE UN PIFFERO.

Esistono ad esempio delle competizioni di programmazione nelle quali i partecipanti si sfidano a scrivere un codice per svolgere un determinato compito, ma utilizzando il minor numero di caratteri. Proprio come nel golf, si cerca di mandare la pallina in buca con il minor numero possibile di colpi. Questa disciplina viene infatti chiamata Code Golf.
Vi chiederete cosa questo abbia a che fare con la musica. Bene, allora dovreste sapere che Rob Miles, un programmatore britannico, ha scritto un programma in grado di generare sequenze di caratteri e vi ha poi applicato un player capace di associare suoni all’output generato. Il suo lavoro, oltre a garantirgli la vittoria alla competizione, ha prodotto un brano intitolato Bitshift Variations in C minor che potete ascoltare qui sotto.

In questo video, il programmatore spiega di persona cosa ha fatto, per chi vuole saperne di più sul lato informatico della questione.

Questa non è stata l’unica occasione in cui il Miles si è dedicato alla conversione di dati in musica. Un suo lavoro più recente rende possibile ascoltare il suono del crollo economico della nostra civiltà, associando suoni ai mutevoli valori di alcuni indici di borsa.

Un metodo altrettanto interessante che si può perseguire consiste nel decodificare un insieme di simboli o di oggetti che si ripetono in una qualche sequenza relazionando ogni oggetto ad una specifica nota musicale (senza un criterio). Un meraviglioso esempio ci viene dalla sequenza di aminoacidi nelle proteine.

Anche in questo caso la quasi completa casualità delle sequenze e la scelta arbitraria delle note crea spesso composizioni che non rispettano neanche lontanamente le regole musicali con cui le sinfonie di Beethoven sono state composte, ma ricordano vagamente lo stile melodico di Trucebaldazzi nel suo celeberrimo brano Vendetta Vera.

Per tentare di correggere la rotta, noi pesci ci siamo cimentati nella creazione di alcune semplici strategie per convertire in musica testi letterari in lingua italiana e in lingua inglese. La scelta dei brani, ricchi di rime, allitterazioni e ripetizioni, serve anch’essa a ridurre la stocasticità delle sequenze di lettere. I princìpi generali che stanno alla base delle nostre soluzioni sono i seguenti:

  1. le note da suonare cadono tutte su di una scala maggiore, minore o esatonale
  2. l’attribuzione delle note alle lettere segue la legge di Zipf
  3. se possibile, proviamo ad aggiungere più linee melodiche alla principale per creare armonia

Sarà il caso di spiegare questi princìpi un po’ più in dettaglio, perché non tutti abbiamo avuto molta fortuna suonando il flauto a scuola.

La prima regola ci consente di non fare niente di eccessivamente casuale e di scegliere, a grandi linee, se la melodia prodotta evocherà euforia, depressione o meraviglia. La scala maggiore (abbiamo usato la celeberrima scala di Do), se usata sapientemente, crea musiche allegre o euforiche. La scala minore (armonica) ci lascerà un po’ di tristezza o di melanconia.
La scala esatonale invece, permette di effettuare viaggi mentali di notevole pregio, nel caso aveste anche assunto sostanze psicotrope.
In realtà gli esperimenti con la scala esatonale non hanno prodotto nulla di orecchiabile perciò abbiamo deciso di escluderli dall’articolo. (Ma tanto chi conosce la scala esatonale?)

Lasciamo al lettore, per esercizio, provare con scala cromatica e scala pentatonica.

Per capire la seconda regola bisogna sapere che cos’è la legge di Zipf.
Prendete un insieme di COSE (ad esempio, parole, città, squadre dell’NBA, …) e andate a vedere con quale frequenza si presenta una determinata caratteristica.
Ad esempio, considerate le parole all’interno di un testo: noterete che alcune (poche) parole si ripetono molto spesso, mentre altre (la maggior parte) compaiono solo una o due volte in tutto il testo.
Ora, provate ad ordinare le parole per frequenze decrescenti, cioè dalla parola che compare più spesso a quelle che compaiono solo una volta. Troverete che

le frequenze decrescono con l’inverso della posizione nell’insieme ordinato.

Questa è in poche parole la famosa legge di Zipf: una legge empirica e misteriosa, ma che risulta molto utile nel nostro caso per la scelta delle note.
Qui sotto potete vedere come la legge di Zipf si applica in altri contesti, come il numero di like alle pagine Facebook delle squadre nella NBA.

La seconda regola ci permette quindi di dare più importanza (facendole suonare più spesso) alle note rilevanti dell’accordo di Do: Do, Mi, Sol, Do. Le lettere meno frequenti prendono note della scala con meno rigore logico ed un posto altrettanto speciale è stato dato a Re, Fa e La.
I primi tentativi ci hanno fatto usare una sola scala delle frequenze mentre per un altro caso abbiamo provato a separare le vocali dalle consonanti, promuovendo queste ultime avanti nella scala.

La terza regola non è banale da risolvere. Sia per gli strumenti che usiamo e di cui non siamo esperti (SonicPi). Sia per il criterio con cui assegnare possibilmente 3 note ad una sola lettera. Sarebbe molto bello fare in modo che sia condizionato dalle lettere precedenti e successive e rispettare eventualmente le regole del canone. Ma è uno sbatti.
Il procedimento più semplice consiste nell’assegnare altre note casualmente, sempre sulla scala, ma rigorosamente più basse della linea melodica principale dando più possibilità di pescare le tre note strutturali dell’accordo di Do e la sesta (La) della scala. Rimandiamo l’ascolto agli Iron Maiden per capire quanto possono essere libidinose le seste.

Un metodo alternativo al precedente consiste nel separare le sillabe nelle parole ed attribuire al più 3 note alle 3 o meno lettere nella sillaba. Tuttavia, ci sono sillabe che possono essere ben più lunghe di tre lettere perciò abbiamo dovuto tagliare le sillabe troppo lunghe per ovviare al problema. Ed ecco il risultato.

Un futuro sviluppo interessante potrebbe essere quello di cercare di far corrispondere strumenti diversi a testi diversi, per esempio basando la scelta su parametri che possano variare da una lingua all’altra come il numero di vocali o consonanti per frase. Come avrete avuto modo di comprendere c’è parecchio spazio di manovra per sperimentare!

E voi vi siete mai cimentati nel cercare di creare musica da qualcosa di non convenzionale? Come speriamo di esservi riusciti a descrivere spesso è proprio a partire dalle idee più inaspettate che si ottengono i risultati più interessanti.

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